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Channel: Filastrocche Archives - I testi della tradizione di Filastrocche.it
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La caccola

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La caccola
Dentro te sono celata
Ad uscire non aspiro
Del mio compito son grata
Depurare il tuo respiro
Sì lo ammetto, a volte è dura
Ma al destino mi rimetto
Passa solo l’aria pura
Ed un grazie non mi aspetto.
Se col dito mi hai sfiorata
Scusa! Non è colpa mia
Ti rimango appiccicata
E non voglio andar più via.
Ma di me a te non importa
Ed il cuore ancor mi spezzi
Per proteggerti son morta
Ma tu solo mi disprezzi

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Due anni

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Due anni
Due anni, due anni! Precisi e perfetti
Per questa bambina dolcezza&dispetti
Per questa creatura dai mille colori
Per questa guerriera vestita di fiori
Per questa potenza della natura
Che per la sua strada cammina sicura
E non vuole il tuo aiuto “io faccio da sola”
Ha un paio di ali… e con le ali si vola!

Poi ha quei momenti… e lo dico un po’ piano
Che in punta di piedi mi prende la mano
E vuole sentirmi che sono vicina
E vuole sentirlo che è ancora piccina
Tanto affamata di indipendenza
Quando di coccole, amore e presenza

Infinite avventure la vita ha da darti
Io non vedo l’ora di accompagnarti
E di sostenerti come una colonna
Mentre tu cresci e diventi una donna
Ma il viaggio è iniziato da due anni appena
E per ora ti spingo sopra l’altalena
In un’esplosione di sole e allegria:
Un mondo di auguri alla piccola mia!

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CA CU CO

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CA CU CO
Cuoco cuoco, cuoci un poco
nel tuo forno grande e fondo
la focaccia dall’odore
che rallegra il nostro cuore.
Scuote mamma i panni al sole
spuntan già le prime viole
Batte il cuoio il ciabattino
nel suo buio sgabuzzino
Zappa il babbo la sua aiuola
mentre il bimbo corre a scuola.

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Neve

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Neve
Cade lenta, silenziosa,
bianca, soffice, la neve,
è una danza misteriosa
di farfalle, lieve, lieve.
Senza fretta, piano piano,
si distende il bianco manto,
si ricopre il monte, il piano,
la natura è un dolce incanto.

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Inverno

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Inverno
Oh, che gioconda fiamma
guizza nel caminetto!
Ride il babbo, la mamma
vi bacia e stringe al petto;
e bambole e balocchi
fan tutti un’allegria.

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Pinocchietto

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Pinocchietto
Pinocchietto va a palazzo
con i libri sotto il braccio
la lezione non la sa
certo un 4 piglierà
con il 5 non si passa
con il 6 così così
con il 7 ben benino
con un 8 ben benotto
con il 9 professore
con il 10 direttore.

 

 

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La spada nella roccia

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La spada nella roccia
La prossima narrazione
inizia con una visione
che mago Merlino
ebbe d’un bambino.
Sul trespolo era stufo
lo scorbutico suo gufo!
Merlino tuttavia
doveva usare la magia
per compiere quella missione
suggerita dalla visione.
E così dal suo camino
fece cadere quel bambino!
Quanto è noto ora il suo nome
ma sveliamo prima il soprannome.
Era smilzo il ragazzino,
debole come il semolino
ma ciò nonostante
diventò poi importante!
Semola era al servizio
sia di Caio che d’un tizio
i quali facendolo apposta
lo facevan lavorar senza sosta!
Per toglierlo da quella situazione
Merlino trovò la soluzione!
«Noi dobbiamo andare via,
qui ci pensa la magia!».
Cercò quindi di ricordare
la formula giusta da recitare
e lasciò che in cucina
pulisse la sua bacchettina.
Semola felice e stupito
seguì il mago divertito
mentre il gufo Anacleto
disse: «Son stufo, io lo ripeto!».
Sugli alberi e poi nel mare
i due si continuarono a trasformare
e a Semola la magia
metteva sempre più allegria!
Era interessante imparare
ciò che Merlino doveva insegnare!
Il mago aveva un’amica simpatica,
Magò pure era un po’ magica
e l’andarono a trovare
ma poi finiron per litigare!
Che imprudenza è il litigio
tra due persone di prestigio!
Ma cosa vide Merlino nella sua boccia?
Forse una spada nella roccia
e Semola di sicuro
non immaginava il suo futuro!
Arrivati lì davanti
intorno alla roccia c’eran dei fanti.
Ognuno giunto nella contrada
per estrarre la famosa spada.
Nessuno poi immaginava
che la forza lì non contava.
La spada, era destino
che l’estraesse quel bambino!
È su questa leggenda che si fonda
la storia della tavola rotonda
e di quei dieci cavalieri o più
al servizio del re Artù!

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La luna

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La luna
La luna s’è fermata un momentino
e ascolta la canzone del mulino:
e, in un orecchio la dice alle stelle
che sanno le più splendide novelle.
La luna è sempre un poco curiosetta,
non ha bambini in casa, non ha fretta,
e si porta a passeggio una stellina
che non ha mamma, povera piccina!

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Cenerentola

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Cenerentola
Sempre con in mano una pentola
la nostra povera Cenerentola.
È ciò che voleva la matrigna
che era brutta e pur maligna
e così anche le sue figlie
che non eran delle meraviglie
e l’han sempre trattata
come fosse l’ultima arrivata!
È per questo che Cenerentola
teneva in mano sempre una pentola,
le doveva ogni or servire
senza poterle contraddire.
Anche Lucifero era un po’ matto
se non sapete, lui era il gatto.
Pur essendo un animale
a Cenerentola voleva male!
Ma lei aveva la compagnia
del buon vecchio can Tobia
ed era sempre di buon umore
per la gioia che aveva nel cuore!
Un dì arrivò un invito
per un ballo assai ambito.
Il principe giovane e bello
attendeva tutte nel castello.
Non vi ho detto una cosa interessante
che nella fiaba è importante:
Cenerentola aveva per amici
dei topolini sempre felici
che per suo amore hanno imbastito
un graziosissimo vestito
che fu però poi strappato
dall’odio che le sorellastre han provato.
E così loro uscendo,
la lasciarono lì, piangendo.
finché a consolarla è arrivata
una piccola e azzurra fata
che la fece bella come una principessa
molto più di Anastasia e Genoveffa.
E così andò al castello
a conoscere il principe bello
che appena la vide arrivare
la invitò a ballare
per star con lei tutta la notte
ma poi rintoccò la mezzanotte.
Cenerentola dovette scappare
senza potersi presentare.
La ragazza così tanto corse
e davvero non si accorse
che facendo la scaletta
lei perse una scarpetta
ed è così che il principe potè ritrovare
colei che poi portò all’altare!

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Il papà

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Il papà
C’è un uomo grande:
gli faccio le domande.
C’è un uomo grosso:
gli salto addosso.
C’è un uomo attento:
gli soffio il vento.
C’è un uomo quieto:
gli dico il mio segreto.
C’è un uomo in casa mia
che mi fa compagnia.
Chi è? Chissà?
E’ il mio papà!

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La mosca

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La mosca
Mi ronza d’attorno insistente
curiosa.
Dovunque si posa:
sul bricco del latte, sul forno
lucente,
sul pane, sul terso bicchiere
che accosto alla bocca
per bere.
E vola nell’aria
(non varia
quel sordo ronzio), sul mio
quaderno si ferma, riposa…
che mosca noiosa!

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Per papà

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Per papà
Per papà un fiore
e l’amore,
per papà un regalo speciale
perché tu sei il papà ideale.
Caro papà ti vorrei dire
che senza te non potrei stare.
Tu che mi svegli alla mattina
con tanti baci e una grattatina,
tu che mi porti sulle tue spalle
per darmi il tempo di risvegliarmi,
e cominciare un’altra giornata
che inizia così con una risata.

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Oh papà

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Oh papà
Oh papà su dammi la mano
grande e forte mi sento con te!
Tu mi guardi e mi dici piano:
son felice se tu sei con me.
Se mi tieni sulle tue spalle
Io mi sento un capo tribù
se mi tieni stretto al tuo cuore,
il mio amico più grande sei tu.

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La Bella addormentata

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La Bella addormentata
Ti è mai stata raccontata
la storia della bella addormentata?
Di colei ch’ebbe per madrine
tre simpatiche fatine.
Ella nacque di buon’ora
e così fu chiamata Aurora.
Flora le diede una carezza
poi le donò la bellezza
mentre Fauna per incanto
le regalò il bel canto.
Serenella tutt’a un tratto
si girò come di scatto
e ciò sai si spiega
con l’arrivo della strega
che si era arrabbiata
per non esser stata invitata!
Sulla bimba così ha gettato
un maleficio esagerato!
Ecco cosa lei predisse
che con un fuso poi morisse.
Serenella, dispiaciuta
con la bacchetta è intervenuta
dicendo che invece di morire
ella poteva solo dormire!
Re Stefano allora ordinò
che con tutti i fusi si facesse un falò.
Le fatine molto in fretta
portarono Aurora in una casetta
e la crebbero per anni là
in estrema povertà
finché un giorno assai maledetto
uscì della polvere magica dal caminetto.
Malefica così scoprì il nascondiglio
furiosa disse: «Mò le piglio!».
Aurora dovette presto scappare
per non farsi ancor trovare.
Tuttavia fu catturato
dalla strega, il suo fidanzato.
Mentre Aurora impaurita corre
e si rifugia su una torre.
«Sono agitata e innervosita
mi son punta anche le dita!».
Disse questo ormai cadendo
perché stava già dormendo!
E rimase addormentata
finché il principe non l’ebbe baciata!

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Pinocchio

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Pinocchio
Dipingendo l’ultimo occhio
Geppetto finì Pinocchio.
Da sempre desiderava un bambino
così fece un burattino.
Lo disegnò con impegno
poi lo creò con il legno.
Dopo averlo terminato
stanco cadde addormentato
e in quella notte strana
accadde una cosa assai balzana:
Pinocchio ebbe una visitina
da una magica fatina.
Ella gli disse: «Se farai il bravo come spero
diventerai un bambino vero!
Avrai un amico bello arzillo,
tuo compagno sarà un grillo
non potrai mai fare senza
lui sarà la tua coscienza».
Al mattino di buon’ora
Geppetto mandò Pinocchio a scuola
facendo lui la raccomandazione
perché facesse molta attenzione
ma non appena fu distratto
Pinocchio incontrò la Volpe e il Gatto
che ingannandolo con un gioco
lo vendettero a Mangiafuoco.
Il grillo preoccupato
la fatina chiamò turbato.
«Ognuno può sbagliare» gli venne a dire
«L’importante è non mentire!
Ora riprendi la retta via
e non dire alcuna bugia
perché in tal caso
hai visto già, ti cresce il naso!».
Pinocchio le promise allora
che sarebbe stato bravo ancora
ma nonostante la sua intenzione
cadde ancora in tentazione.
Lucignolo disse: «Apri gli occhi!
Il bello sta là tra i balocchi
non ascoltar la tua coscienza
io ti dico faccio senza!».
Così il grillo mai ascoltato
fu presto abbandonato
e Pinocchio facendo il monello
si trasformò in un asinello!
Vedendolo tardare
Geppetto decise di andarlo a cercare.
Non descriverò tutti gli incidenti
ma finiron tutti tra aguzzi denti.
Furono mangiati dalla balena
che si fece una ricca cena
e l’unico modo per uscire
fu poi farla starnutire!
Pinocchio triste e bagnato
si scusò rammaricato.
Ormai era sicuro
sarebbe stato più maturo.
Quella stessa sera Geppetto
trovò un bambino vero nel suo letto.
Il grillo dica la morale della fiaba:
«Solo con la coscienza, si fa la giusta strada!»

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Filastrocca della buona sorte

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Filastrocca della buona sorte

Tuzzi tuzzi! Te tozzolano a porta
Va viri chi è, si nu poco te ‘mporta
Chiano chiano rapi stanno accorta accorta
Scurgenno nu poco fore, accussì ti si accorta
Re chi nge sta là, arreto la porta:
Donna Maria cu ‘ncapo na sporta
“Signora mia! Quale bona sciorta
Va purtato a chest’ora ‘ncapo a sta porta?”.
“Giranno vao porta pe porta
Purtanno cu mme sta bella sporta
Chiena re Speranza, Conforto e bbuntà r’ogni sorta;
A tutti ne dispenzo senza fa cosa storta
A ddù vano a fa bene non è cosa ca ‘mporta,
Ognuno se mmereta sta bella sciorta
Ca mai indo na casa nge nnè abbastanza scorta!”.

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La busta

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La busta
Guarda come va spedita,
questa busta un po’ ingiallita,
è partita dalla costa
col servizio della posta
e ora viaggia in motorino
sulla sella del postino
riparandosi un po’ il collo
con un antico francobollo.
Dove va poi chissà
prima o poi arriverà!

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Biancaneve

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Biancaneve
Ora ti scrivo una fiaba breve
con protagonista Biancaneve.
Una fiaba antica direi
la prima e unica in cui c’è lei,
ma a noi piace ogni volta
e inizia con “C’era una volta”.
Come ogni nostra protagonista
Biancaneve era la giovane più bella mai vista
e per questo la Regina cattiva era invidiosa
lei si sa era vanitosa.
Chiedeva sempre allo specchio un segno
che fosse lei la miglior del regno,
ma un giorno non poté più mentire
e la verità le dovette dire!
Nonostante il suo impegno
Biancaneve era la più bella del regno!
La Regina rimase davvero basita
la notizia fu tutt’altro che gradita.
Chiamò subito il cacciatore
e gli disse «Portami il suo cuore!».
Egli partì e prese il pugnale
ma salvò la ragazza e uccise un animale.
Tornò poi come un fedele servo
senza dir che il cuor fosse di un cervo.
La Regina fu così ingannata
mentre la giovane s’è rifugiata
in una casa fatta su misura
per sette persone di piccola statura!
Ora prendi le tue mani
E aiutami a contare i nani:
Brontolo, Eolo, Pisolo, Mammolo
Dotto, Cucciolo e Gongolo.
Ti avanzeranno solo tre dita
ma ora la fiaba va proseguita…
adesso infatti ti racconto una cosa,
la parte della storia più paurosa
quella in cui la cattiva Regina
si trasformò in una vecchina.
Si era infatti arrabbiata
per essere stata ingannata
così nascose sotto una tela
una particolare rossa mela
e andò a farla mangiare
a colei che voleva avvelenare!
Biancaneve senza pensarci
finì proprio per cascarci
e fu così che incontrò la morte
ma non fu questa la sua sorte
perché in ogni fiaba che si rispetti
accade quel che già ti aspetti.
Questa volta non era a un ballo,
ma il principe era sul suo cavallo.
Anche stavolta era ciò che serviva
e poco ci importa come arriva.
Quello che non si è mai spiegato
è perché il suo bacio sia incantato
ma solo questo più o meno deve fare
darle un bacio e farla svegliare.
Biancaneve è rinvenuta
e al principe è piaciuta.
Ecco ora il racconto è completo
ed il finale come sempre è lieto.

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Festa del papà

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Festa del papà
Tanti auguri babbo caro
di salute e d’ogni bene
or che sono uno scolaro
li so far come conviene.
Se sapessi, babbo mio,
in cucina che da fare
un gran moto, un tramestio
un andare e ritornare.
Già ti annuncio in confidenza
(tanto tu non lo dirai)
che un budin nella credenza
c’è, ma grande, grande assai.
Che tripudio, che contento!
Ah, se fosse ognor così
che giulivo movimento
caro babbo, che bel dì.

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La Sirenetta

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La Sirenetta
Nell’oceano più profondo
non ti immagini che mondo.
È davvero una meraviglia
perché vive una gran famiglia.
Si fa sempre un festone
alla corte del re Tritone.
Più che nuotare
preferiscon tutti cantare…
Era bello organizzar balli
addobbando coi coralli
ma la Sirenetta preferiva
star da sola a sognar la riva
e pur suo padre non voleva sentire
ciò ch’ella aveva da dire.
Pensava che prima o poi si sarebbe stancata
di volere una vita che non le era data.
Medusa l’antagonista
fece un favore alla protagonista:
prese in cambio un suo talento
e disse: «Con la magia io t’accontento!».
La Sirenetta or camminava
con le gambe, ma non parlava!
Medusa infatti, davvero atroce
le rubò la bella voce!
La Sirenetta frastornata
si trovò un po’ trasformata
con la testa sul cuscino
su cui la mise il principino.
Spettinata la Sirenetta
si pettinò con una forchetta
«Questo mondo per me è nuovo,
non capisco dov’io mi trovo»
pensò nella mente la fanciulla
non potendo dire nulla!
«Come faccio a far innamorare
il principe se non so più cantare?».
Questo sì era un dilemma
Medusa usò questo stratagemma
ed il principe ingannato
di quella voce s’è innamorato!
«Come risolvo la situazione?»
pensò in preda alla disperazione!
In tutta quella confusione
arrivò un’illuminazione:
la sua voce era nascosta,
in una conchiglia era riposta
che Medusa per precauzione
teneva dentro a un medaglione!
«Ora come la rompiamo?»
«Ci penso io» disse il gabbiano!
La conchiglia così ruppe
e l’incantesimo s’interruppe!
Grazie all’amico gabbiano
per tutti si svelò l’arcano!
Il principe capì
e della Sirenetta s’invaghì!
Si celebraron così le nozze
e damigelle furon le cozze!
Disse alla figlia il re Tritone:
«Ti faccio io un regalone!
La vita è bella qui in fondo al mare,
ma tu sei fatta per camminare!»

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