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Channel: Filastrocche Archives - I testi della tradizione di Filastrocche.it
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La sorpresa

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La sorpresa
Son di zucchero?
Son vere?
Hanno il tuorlo
o la sorpresa?
Zitti zitti miei bambini,
che ci son dentro i pulcini.
Spunta un becco
poi un ciuffetto
una zampina
una codina.
Quanti!
E in quell’uovo
cosa c’è?
La sorpresa, la sorpresa!
Non ci credi? Sì davvero!
Un pulcino tutto nero!

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Se fossi…

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Se fossi...
Mio caro papà se tu fossi una canzone
saresti la più bella melodia della vita.
Se tu fossi un sentiero
saresti il viale che porta al mio cuore.
Se tu fossi un fiore
saresti la viola dei miei pensieri.
Se tu fossi un albero
saresti la quercia del mio amore.
Se tu fossi un colore
saresti il verde delle mie speranze.
Se tu fossi una stella
saresti la più luminosa che mi indica il cammino.
Se tu fossi il sole
saresti la luce radiosa che rischiara la mia giornata.
Se tu fossi una chiave
saresti quella che apre lo scrigno dei miei preziosi segreti.
Se tu fossi una roccia
saresti la pietra della mia forza.
Siccome sei solo mio padre
sei e sarai l’unico grande uomo che amerò per sempre.
Ti voglio bene papà.

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Serenata per papà

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Serenata per papà
Un papà come ce l’ho io
non lo dico per vanità,
è un campione
per conto mio
è un campione di serie A!
Ma un papà come te non c’è,
dai due poli all’equatore
non si trova in tutto il mondo
un papà che assomiglia a te!

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Ti voglio bene, papà

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Ti voglio bene papà
Questa mattina ho chiesto al mio tenero cuore:
“Suggeriscimi tu qualche detto d’amore,
suggeriscimi tu qualche soave accento
per fare il mio babbo contento!”.
E il mio cuore mi ha risposto:
“Digli questo soltanto:
Ti voglio bene…
ma tanto, tanto, tanto…”

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Uccelli

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Uccelli
Ci ci ci, ci ci, ci ci,
fan gli uccelli tutto il dì
e preparano nidietti
per deporvi i loro ovetti.
Ci ci ci, ci ci, ci ci,
fan gli uccelli tutto il dì.

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Il risveglio della marmotta

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Il risveglio della marmotta
“Toc toc toc, in piedi marmotta
di alzarti è più che ora
non sai ancora stupidotta
che oggi arriva primavera?”
“Chi osa bussare al mio uscio
e disturbare il mio letargo?
Ma ora che ci penso bene
è meglio che io esca al sole”.
“Sono la donnola amica
senti fischiare il gaio merlo?
Alzati e lavati la faccia
poi vieni con noi a giocare”
“Ah, bondì, che tempo splendido!
Ma già gli alberi sono in fiore
ed è uno spettacolo magico
grazie per avermi chiamata!”

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Pulcini

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pulcini
Tre pulcini vanno al campo
con la chioccia al loro fianco,
batton l’ali, corron lieti,
poi ritornan quieti quieti.

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Lucertolina

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Lucertolina
Lucertolina
di primavera,
sei ritornata!
La testolina
hai riaffacciata
sotto la spera
del primo sole
tra le viole…

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Primavera

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Primavera
La primavera mi piace davvero
perché mi vesto più leggero
gioco fuori, mangio gelati
faccio le corse in mezzo ai prati.
Vado a passeggio con mamma e papà
questa è la vera felicità!

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Il sogno di Alice

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Il sogno di Alice
Ora siamo alle prese
con Alice e il suo paese.
Se ve la devo dire tutta
questa fiaba mi par brutta,
ma scusate voi questo mio vizio
d’esprimer sempre un giudizio.
A voi bimbi il giudicare
ciò ch’io devo sol raccontare.
Tra ciò che fu vero e ciò che fu illusione
confesso di far un po’ confusione,
spero possiate perdonarmi
tutto non riesco a ricordarmi
ma son certa cominciò
con Alice che s’addormentò.
Si ritrovò rimpicciolita
con un fungo tra le dita
e così tanto piccolina
varcò una bassa porticina
poi si perse in un bel prato
seguendo un coniglio affannato!
«Vorrei solo un consiglio!»
urlò Alice al Bianconiglio
«Non mi posso proprio fermare!
altrimenti potrei tardare… »
«Nessuno qui ti capisce!»
disse la voce d’un gatto a strisce
«Come ritrovo la mia via
in questo paese di fantasia?
E quei due pazzi là cosa fanno?»
«Festeggian il lor non compleanno!».
E così dicendo pur sparisce
quel gatto viola con le strisce…
«Avvicinati bambina
e prendi con noi una tazzina!
Qui noi siam solo un paio
lui un mio amico, io il cappellaio!».
E tra tanti auguri fatti
al tavolo eran tutti matti.
Come ho detto non ricordo la parte
in cui Alice incontrò le carte…
ma ad un certo punto la bambina
andò alla corte della regina
che tanto per cambiare
la voleva ammazzare!
Avrete ormai imparato
con tutte le fiabe che v’ho raccontato
che la cattiva antagonista
odia sempre la protagonista.
Qui il racconto non è intenso
perché nei fatti non ha senso.
Non avrete voi dimenticato
che Alice ha solo un po’ sognato
e così finisco di raccontare
con una frase, un po’ per scherzare:
essendo al termine ormai giunta
la morale può esser così riassunta:
«Chi è nel paese della meraviglia,
i pesci certo non li piglia!»

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Primavera

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Primavera
Tre coniglietti
in fila breve
nasini al sole,
code di neve.
Tre coniglietti
fanno tre salti
e poi rosicchiano
foglie giganti.
Tre coniglietti
in lieta schiera
danzano in tondo:
è primavera!

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Robin Hood

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Robin Hood
Or vi narro delle note gesta
ambientate nella foresta,
anzi le lascio raccontare
a chi le sa anche cantare.
Prendete tutti uno sgabello
e ascoltate il menestrello:
io amo la mia terra
che è la grande Inghilterra
ma sempre nel mio Paese
eran i poveri a pagar le spese
mentre il principe Giovanni
stava nel lusso ormai da anni.
Egli aveva un serpente
come fedele suo assistente
e chiese allo sceriffo che l’aiutasse
a riscuoter ingiuste tasse!
Solo Robin con la sua furbizia
s’incaricava della giustizia.
Innamorato di una lady
le cadeva sempre ai piedi
e portandola di notte al parco
si esibiva col suo arco.
Lo sceriffo andava a riscuotere
presso famiglie sempre più povere.
Indispettito allora frate Tac
urlò: «Adesso basta povertà!».
Così, dal grido interrotto
Robin coniò l’inedito suo motto:
«A Marion sian fatte le sue trecce,
a me sian date le mie frecce!»
Così furbo, bello e lesto
compì il risolutivo final gesto:
mentre Giovanni dormiva ciucciando il dito
Robin rubò il denaro e fu restituito.
Alla fine, un po’ in ritardo
tornò a regnar il re Riccardo.
Robin disse: «Adesso siedi… »
rivolgendosi alla sua lady
«Possiedo ora un ricco patrimonio
e sono pronto per il matrimonio!»

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Filastrocca per Violetta

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Filastrocca per Violetta

Ecco la Filastrocca per Violetta, dedicata al finale di stagione della terza serie televisiva dedicata all’amatissima Vilù

 

È Violetta una fanciulla
grande amica di Ludmilla,
di Leon innamorata
spera d’essere riamata!

Pel finale di stagione
(mamma mia, quanta emozione!)
ci si aspetta un bacio vero
con lo schiocco per davvero!

Dai, Leon: bacia Vilù
non chiediamo nulla più!
Ci teniamo a questo amore
che ci fa battere il cuore!

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Peter Pan

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Peter Pan
Appisolata, già con la mente sgombra,
su quel muro vidi un’ombra
e più indietro, dove ora guardo
incrociai per prima il suo sguardo.
«La mia ombra ho smarrito!»
Senza pensar gliela indicai col dito!
«Già, ero sicuro
l’avrei trovata su quel muro»
Pensai davvero che stessi sognando
ma mi accorsi che i fratelli si stavan svegliando.
Cominciarono a saltar sul letto tutti arzilli,
e nel mentre dalla finestra entrò Trilly.
Alla mia sinistra lo sconosciuto bambino
alla mia destra la bellissima campanellino!
«Vi porterò tutti in un luogo lontan
io mi presento, son Peter Pan…
questa notte vi faremo provare
con noi l’ebrezza del volare!».
Così, uscendo dalla finestra
seguimmo la seconda stella a destra!
Fluttuando con tanta leggerezza
arrivammo all’isola della giovinezza,
quella in cui la parola adulto
sembrava essere un insulto.
La giovinezza par che lì non fuggisse
tuttavia un capitan questo ci disse:
«Se vedo ancora un altro bambino
lo minaccio col mio uncino!».
Subito fui catturata
sulla nave di questo pirata
e prima che Peter Pan mi salvasse
rischiai che un coccodrillo mi mangiasse!
Stavo infatti per cader dal trampolino
quand’egli chiamò Campanellino
«Non farla cader in mare,
su presto, falla volare!».
Dopo una lunga e faticosa lotta
il pirata fu costretto a cambiar rotta.
Dissi a Peter che volevamo rincasare
dai nostri genitori ritornare.
Lui si stupì, mi chiese perché
non restar sull’isola che non c’è…
«L’infanzia è brutto che finisca
ma la maturità è una conquista,
se fossi rimasta sempre bambina
non avrei avuto te, mia cara nipotina!»

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L’ape

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L'ape
C’era un’ape piccolina
dentro il fiore, stamattina,
che succhiava, che suggeva,
mentre il sole rispendeva.
Poi l’ho vista via volare,
fino al suo bell’alveare.
L’ho sentita che ronzava,
forse il miele fabbricava.
Quel bel miele dolce e biondo
pei bambini di tutto il mondo.

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Lilli e il Vagabondo

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Lilli e il Vagabondo
Sono stata regalata
in una notte innevata,
la mia padrona ha gradito
il dono fattole da suo marito.
Pur essendo una cagnolina
diventai di casa la regina.
Ogni giorno, anche a Natale
il mio padrone leggeva il giornale.
Oh, scusate che sbadata
non mi sono ancora presentata
io sono Lilli, mi conoscete
la mia fiaba forse già la saprete…
Dicevo che in casa ero la regina,
finché non nacque una bambina.
Tutti pensavano a quella piccola
ed io trovai una mia combriccola
mi piaceva stare in compagnia
di alcuni cani della mia via.
Un giorno passò di lì un vagabondo
per meglio dir, un cane di mondo
che mi invitò a passeggiare
facendomi ben presto innamorare!
Non avrei certo detto mai
che mi sarei messa in brutti guai.
Sono finita nelle mani
del temuto accalappiacani!
Abbaiai: «Anche se non ho il guinzaglio
sta facendo un grosso sbaglio!
Intorno al collo mio
è evidente un luccichio!»
Ero tutta spaventata
e in una gabbia fui scaraventata!
Con me, tanti soggetti strani
tutti randagi eran quei cani
e fu proprio una di loro
che vide la mia piastrina d’oro.
Dopo aver corso mille rischi
mi mancava il mio amico Whisky!
Che gran disperazione
provai in quella situazione.
Pensai che il mio amato
mi avesse già dimenticato
e d’aver perso l’opportunità
di viver con lui in libertà!
Ma l’innamorato vagabondo
non voleva girar più il mondo
finché non m’avesse ritrovata
e con astuzia liberata!
Del mio amor non mi lamento
perché riuscì subito nel suo intento
e stando in cima ad un’alta rampa
finalmente chiese la mia zampa.
Non immaginate la meraviglia
di quando lo presentai in famiglia.
Devo dire che i miei padroni
con lui sono stati buoni…
Quell’anno a Natale
nessuno lesse il giornale
e con la gioia nel cuore
vivemmo per sempre il nostro amore.

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Pesci d’aprile

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Pesci d'aprile
Attento, attento bambino!
C’è per aria un pesciolino
di panno, sporco di gessetto,
e qualcuno sussurra: “Lo metto
sulla schiena al più distratto”.
E’ un pesciolino matto,
un pesciolino d’aprile.
Se ti tocca, sii gentile;
si tratta d’un piccolo gioco,
uno scherzo che dura poco,
non più d’un giro di sole,
e l’usanza così vuole.
Il pesciolino che vola,
tra i piccoli della scuola,
è un segno primaverile
della gaiezza infantile.
Attento, attento bambino:
vola vola il pesciolino.

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Pasqua

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Pasqua
Dice il sole: “Voglio oggi brillare, lucente come l’oro”
E gli uccellini: “E noi cantare in coro”
E i fiori: “Freschi e belli oggi vogliam sbocciare”
E le campane: “A festa vogliam suonare”
Dicono i bimbi: “E’ Pasqua, giorno del Signore
il suo splendore doni una voce ad ogni cuore”

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Sabato santo

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Sabato santo
Sabato santo
perché sei stato tanto?
perché non sei venuto?
– Perché non ho potuto! –
Una coscia di gallina,
un uovo benedetto,
una fetta di schiacciata…
Ecco Pasqua bell’e ritornata!

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Il mio gattino

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Il mio gattino
Fufi, ha nome il mio micetto;
è carino e assai furbetto,
il suo pelo è bianco e nero,
un musin poco sincero.
Con lui gioco di sovente,
mi diverto lungamente;
lui si lascia, poverino,
prender anche pel codino.
La pazienza perde presto
sol se troppo son molesto;
ed allor che fa il micino?
Sa allungare lo zampino.
Quando dormo nel lettino
mi si accosta pian pianino;
s’accovaccia, poi m’annusa,
poi si mette a far le fusa.
Quando mamma via lo caccia,
perchè ha fatto il malandrino,
egli corre fra le braccia
del suo caro padroncino.

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